I percorsi di visita e le sale espositive

Situato all’ ingresso del borgo del castello medioevale di Santa Severa, il Museo si articola su due piani negli spazi un tempo occupati da vari appartamenti per un totale di circa 770 mq. Il complesso risulta formato da distinti corpi di fabbrica aggiunti nel corso del tempo a partire dal XV secolo.

Al primo piano sono posti gli uffici, la biblioteca, i depositi, il laboratorio di restauro, la sala di riunione e i laboratori didattici. online essay writers australia Al piano terreno si sviluppa il percorso espositivo per un totale di circa 350 mq di superficie.

Sala I

La sala avvicina il visitatore alla conoscenza dell’archeologia subacquea, alla sua storia, ai metodi ed alle tecniche della ricerca sottomarina, dalla prospezione allo scavo. Il protagonista della sala è il grande diorama in dimensioni reali che ripropone un settore di uno scavo archeologico subacqueo sul relitto di una nave da trasporto romana, ricostruendo il cantiere, i subacquei intenti all’opera di scavo con la sorbona e il recupero di un’anfora, le strutture affioranti di due distinti relitti, una piccola barca e una grande nave oneraria carica di anfore e dolia, affondati uno sull’altro.

Si notano gli orli dei grandi contenitori (dolia), le anfore, il vasellame e alcuni strumenti di bordo affioranti dalla sabbia. In evidenza anche alcuni strumenti per la documentazione grafica e fotografica del relitto usati dagli archeologi (tavoletta da disegno, rotella metrica, palina centimetrata). Il percorso prosegue con una sezione dedicata alle anfore, fossili guida dell’archeologia subacquea, illustrate tramite pannelli didattici ed una ricca tipologia di reperti originali di epoca romana, databili tra il III secolo a.C. ed il VI secolo d.C., rinvenuti sui fondali di Pyrgi e dell’antico territorio cerite, provenienti dall’Italia, dalla Spagna, dalla Gallia, dall’Egeo e dell’Africa settentrionale.

Sala II

La piccola sala con tetto trasparente è dedicata agli Antichi sugli oceani, un tema affascinante e poco noto al pubblico, relativo alle esplorazioni ed alle scoperte geografiche degli antichi uomini del Mediterraneo.

Un grande plastico affisso al muro e alcuni pannelli didattici illustrano in sintesi i principali viaggi esplorativi effettuati oltre le Colonne d’Ercole, nell’Oceano Atlantico, nei lontani mari del nord e dell’estremo oriente. I modelli di anfore romane collocati alla base del plastico testimoniano simbolicamente l’enorme sviluppo del commercio marittimo antico.

Sala III

Questa sala introduce alle tecniche costruttive delle imbarcazioni antiche: la tecnica del fasciame cucito e quella del fasciame a mortase e tenoni. Sulla sinistra è posizionata una replica in dimensioni reali di parte di uno scafo etrusco con tavole cucite, mentre l’altra tecnica a mortase e tenoni è rappresentata dalla porzione di scafo posto in fondo alla sala sulla destra. Il plastico ricostruttivo alla destra dell’ingresso propone il porto di Cartagine così com’era nel II secolo a.C., poco prima della conquista romana. Nelle tre vetrine a muro una raccolta di strumenti di

carpenteria navale del secolo scorso, in tutto simili a quelli di epoca antica, frammenti di lamine di piombo destinate al rivestimento esterno della parte immersa dello scafo di una nave romana e campioni di pece originali di epoca romana. Lungo la parete di fondo si trovano diversi modelli ricostruttivi di ancore litiche arcaiche e di ancore con ceppo in pietra. Tra i modelli è presente la replica al vero dell’interessante ancora con ceppo in legno zavorrato in piombo, ritrovata sul relitto della nave fenicia di MagAn Mikael databile nel V secolo a.C.: un’ancora di passaggio tra quelle con ceppo in legno e/o pietra e quelle con ceppo in piombo.

Sala IV

La sala ospita la documentazione relativa agli apparati di sentina delle navi romane con specifico riferimento alle pompe idrauliche. Con pannelli didattici e modelli ricostruttivi è possibile conoscere la pompa a bindolo, la noria, la coclea archimedea, la pompa a stantuffo.

Nel mezzo della sala è il modello, in dimensioni reali, della pompa della nave romana ritrovata presso l’sola di Ile Rousse, mentre a destra del’ingresso è visibile il modello funzionante di una pompa a bindolo romana: si tratta di un pezzo unico, di straordinario interesse, realizzata secondo le tecniche ed i materiali antichi. L’opera costituisce un interessante esempio di ricostruzione di una macchina idraulica antica, utile per verificarne sperimentalmente il metodo di fabbricazione, il funzionamento e le relative prestazioni; risultano di particolare interesse i dati relativi all’esperimento eseguito più volte per verificare le prestazioni raggiungibili con cui si è riusciti ad ottenere una portata di almeno 3 litri al secondo con una espulsione dalla sentina di circa 180 litri al minuto.

Sala V

Destinata a trattare il tema della navigazione a vela con specifici approfondimenti sulle manovre e sulle andature delle navi a vela quadra in funzione dei venti e delle correnti. All’ingresso della sala è collocata una replica fedele del famoso aRilievo Torlonia un rilievo votivo raffigurante il porto di Roma agli inizi del III secolo d.C. con l’immagine di due grandi navi onerarie ricchissime di particolari, il faro portuale, le attività del porto e le divinità che lo tutelano: una sintesi straordinaria per conoscere molti aspetti della navigazione e della vita antica sul mare ben illustrati nel pannello didattico adiacente.

Nella sala è presente un plastico destinato ad illustrare tutte le manovre veliche possibili per una nave antica a vela quadra per entrare o uscire da un porto con un dato tipo di vento da terra e, a seguire, la ricostruzione al vero di un paranco con arritatoio per le vele e una documentazione sulle vele in epoca classica.

Sala VI

Dedicata alla vita a bordo sulle navi romane, ospita soprattutto il materiale proveniente dallo scavo del relitto della Nave dei Dolia di Ladispoli. Il relitto, individuato nel 1983 a largo della costa tra Ladispoli e Torre Flavia, e indagato a cura della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale e dell’Università di Roma La Sapienza (Istituto di Topografia Antica), ha restituito più di 10 grandi dolia ed anfore vinarie di produzione campana, tra cui tre esemplari integri ancora sigillati. Interessante lo schema di carico dell’imbarcazione che vedeva al centro della stiva i dolia, disposti su tre file parallele e le anfore raggruppate a poppa e a prua per sfruttare interamente lo spazio utile. Sia le anfore che i dolia contenevano vino proveniente dall’Italia centro-meridionale. Sulla base del carico è stato possibile calcolare il tonnellaggio della nave (circa 50 tonnellate).

Tra le attrezzature di bordo sono stati recuperati lo scandaglio in piombo, una dozzina di dischetti di legno forati al centro (ingranaggio di una pompa idraulica a bindolo), vasellame da cucina e da mensa, che contribuiscono a datare il relitto ai primi anni del I secolo d.C. Particolare la presenza a bordo di elementi decorativi di arredi (testina reclinata di anatra) e di una cassettina parallelepipeda di legno (chiusa superiormente da un coperchio scorrevole, bloccato da una piccola serratura di bronzo) in cui erano racchiusi in sacchetti di stoffa semi di coriandolo e di cumino di probabile impiego medicinale.

Attraverso un arco in pietra cinquecentesco il visitatore può spiare all’interno della stiva di una nave romana. Questa è una delle sezioni più belle dell’intero museo: una ricostruzione in scala reale della stiva di una nave oneraria del I secolo a.C., di medio tonnellaggio, con carico di anfore e vasellame.

La struttura della nave, ripropone l’uso delle essenze lignee e delle le antiche tecniche costruttive riscontrate sul relitto della nave romana Laurons 2 ritrovata presso Marsiglia. All’interno della stiva si nota la pompa di sentina, l’albero della nave infilato nella sua scassa, i madieri e le ordinate che insieme alla chiglia e ai paramezzali costituiscono la struttura portante dello scafo. In primo piano in basso lo spaccato dello scafo propone la tecnica di costruzione a mortase e tenoni largamente diffusa nell’antichità per le costruzioni navali. L’ambientazione interna è costituita dalle figure di due marinai intenti al controllo del carico di anfore e di eventuali infiltrazioni nella sentina della nave, immaginata in una situazione di difficoltà in piena tempesta a ridosso della costa. Gli effetti sonori completano la drammaticità della scena: il gubernator (timoniere), tra le imprecazioni, in un latino non proprio ciceroniano, impartisce gli ordini ai marinai per eseguire le manovre atte a salvare la nave.

Sala VII

Unica sala ad essere situata al primo piano, illustra il relitto della nave romana di Santa Severa, le ricerche in corso sul fondale Pyrgense ed il progetto Pyrgi Sommersa curato dal Museo in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale ed il Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite. Nella vetrina sono esposti alcuni materiali provenienti dal porto canale, di epoca etrusca, romana, medievale e moderna.

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